La via Bibulca è stata un strada che collegava Modena (e Reggio Emilia) con Lucca. Ripercorrere le sue carreggiate, significa anche passare attraverso la sua storia testimoniata lungo il percorso, e aventi i Longobardi, i romani i Liguri e Matilde come protagonisti. Fu una strada in continuo divenire, e questa sua natura la accompagna ancor oggi; è la cartina tornasole del suo territorio, con i suoi uomini, le loro gesta e il loro destino. Sulla sua carreggiata (o carreggiate) sono nati paesi, borghi, villaggi, chiese, monasteri, mercati, sono passati milioni di mercanti, pellegrini e viandanti, i quali hanno fatto circolare e dato vita, a scambi culturali, commerciali e tecnologici. Le frane hanno ricordato agli uomini la natura delle montagne ma questi, hanno sempre ricostruito laddove la terra è scivolata a valle, e la via Bibulca ha sempre trovato dove passare. La vocazione spirituale della via Bibulca si evidenzia nei numerosi luoghi dove sono presenti maestà votive, pilastrini, oratori, pievi, chiese, in un susseguirsi di angoli dove pregare, che fa luce su una strada dove chiedere la protezione al divino era l'unica cosa a cui attaccarsi. La presenza dei briganti è stata importante tale da lasciare addirittura un segno nella toponomastica del territorio: femmina morta, il campo del morto, il passo dell'impiccato, malpasso, la bandita ecc. Fu una grande via di pellegrinaggio: il volto santo a Lucca in primis, poi il Santo Pellegrino e le reliquie di San Claudio a Frassinoro, donate da Beatrice di Lorena, quando fondò l'abbazia benedettina. Fu la strada della Grancontessa e dei suoi avi, i quali la utilizzarono per i loro viaggi in Toscana, ed anche da papa Gregorio VII, per andare a Canossa ed incontrare e perdonare Enrico IV. (nella sua declinazione altomedievale verso Reggio). Da Modena si sale lentamente e attraverso la campagna pianeggiante i vigneti le acetaie e sprazzi di caos contemporaneo, si arriva a Sassuolo, la città della ceramica, dei Pio e del Palazzo Ducale. Da qui la bretella sassolese della via Vandelli accompagna fino all'inizio dell'Appennino, dove a Pescale l'eco delle civiltà del Neolitico, rimbomba tra le gole del torrente Pescarolo. Qui la Bibulca contemporanea continua a solcare sentieri battuti da molti secoli, capaci di raccontare molte storie. Durante la salita, l'Appennino testa il pellegrino moderno, prima con salite a tratti molto ripide, poi sotto al sole per centinaia di metri, poi in alto sui crinali dove la vista riempie gli occhi, per riportarlo in fondo alle vallate. Piccoli oratori, quasi a cadenza, si alternano con borghi più o meno antichi, di origine matildica oppure più recenti, aventi castelli, rocche, case-torri, palazzi, semplici case, oppure solamente i ruderi di ciò che fù. Molte località toccate portano nel nome, il passato degli eventi accaduti, come per esempio i mercati, i già detti delitti dei briganti, i possedimenti e i passaggi dei Bizantini e dei Longobardi. L'esempio più lampante è il bosco de la "Selva Romanesca" attraversato dalla Bibulca nella sua parte più alta; il nome deriva dalla presenza di un'Arimannia. Nel periodo altomedievale, e nella sua declinazione verso Reggio Emilia, la via Bibulca fu una diramazione della via Francigena.
A precisazione di una pecca non di poco conto (mi auguro non per molto) segnalo che la via Bibulca non ha molte strutture per il pernottamento. Il tratto Sassuolo-Montefiorino è molto avventuriero. E' una segnalazione che ho il dovere di sottolineare. Le strutture che si trovano lungo il percorso sono segnalate nel pagina dedicata in continuo aggiornamento. Per qualsiasi tipo di informazione scrivete sulla Pagina Facebook dedicata https://www.facebook.com/groups/447971077432682/ e l'email: info.viabibulca@virgilio.it
PIEVE DI RUBBIANO
E' stata l'importante veicolo della cristrianizzazione nella montagna modenese grazie all'antichissima Pieve romanica di Rubbiano, la quale ha anche iniziato un opera di alfabetizzazione del territorio.
FRASSINORO
Immense erano le donazioni ed i pedaggi che arricchirono l'abate di Frassinoro, padrone temporale della vita delle anime che vivevano all'interno delle corti di Vitriola, Medola e Roncosigifredo.
OSPIZIO E SANTUARIO DI SAN PELLEGRINO IN ALPE
Il culto del santo pellegrino è arrivato ai giorni nostri. La sua vista è la meta che poi meta non è, perchè il pellegrino non si ferma mai.
MODENA
Il Duomo di Modena è anche chiamato "il libro di pietra". Costruito per volontà del popolo modenese con il consenso di Matilde di Canossa.
SASSUOLO
Nelle strade di Sassuolo è evidente il passato di un passaggio da e per la Toscana. La madonna del pellegrino, e le tracce degli ospizi di via Cavalloti e Piazzale Teggia.
PESCALE
Un ombelico del mondo del Neolitico:età del bronzo ,età del ferro, ossidiana da Lipari, ceramiche di influenza iberica e balcanica. Luogo di bivacchi antichissimi.